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Workshop "Sapere in rete"
di
Ferry Byte


SAPERE IN RETE

sapere come autodifesa digitale - crittografia come difesa della riservatezza ma anche del copyright? - formazione in rete e telelavoro in Italia: stato dell'arte - scambio del sapere in rete

Il punto di forza dell'evento hackit98 e' quello di essere un momento di aggregazione e confronto senza avere un preciso obiettivo politico. Da molti e' stato interpretato come una scelta debole.

Per me sarebbe un grosso successo riuscire ad aggregare una moltitudine di "hackers" senza che ci sia una precisa finalita' "politica" ma solo con la voglia e l'intento di ritorvarsi dal vivo e confrontarsi intorno a tematiche di vario tipo, anche e non necessariamente politiche.

Credo fermamente che ci sia bisogno di momenti di socialita' durante i quali una grossa massa critica si confronta anche solo per il piacere di ritrovarsi intorno a una rete locale ma anche intorno ad un tavolo per mangiare e discutere insieme. Credo che sia importante che questo accada all'interno di una struttura come un centro sociale autogestito perlopiu' vivo e in salute come lo e' il Centro Popolare Autogestito di Viale Giannotti di Firenze Sud. Importante anche perche' e' sempre piu' palpabile una interpretazione "italiana" del fenomeno hacker. Cosi' come ci hanno insegnato perlopiu' i libri d'oltreoceano gli hackers sono quelle persone che "mettano le mani sopra": riferito allo specifico informatico e telematico quelle persone che non si accontentano delle indicazioni ufficiali dell'uso delle nuove tecnologie ma spesso ne creano di nuove oppure fanno un uso alternativo di quelle esistenti sperimentando, collaudando, mettendo a dura prova gli apparentemente rigidi meccanismi di un apparato digitale; persone che sfidano con lo stesso spirito leggi giuridiche e regolamenti tecnici. Persone che alla fine, pur all'interno dello specifico digitale, rifiutano il concetto di delega per rivendicare un diritto ad una libera espressione ed auto-gestione delle risorse di Rete.

Gli stessi libri americani pero' non si fermano qui ed inducono spesso in questi nuovi pseudo-eroi-cowboy della tastiera alcuni atteggiamenti che ne contraddicono la natura originaria del personaggio: la classica "fine" di un hacker americano e' quella che dopo essere passato dalle maglie di una cieca ed ignorante repressione viene socialmente rivalutato e diventa esso stesso un esperto di sicurezza informatica, un controllore, un cyber-poliziotto.

Il clima che sembra respirare nel cyberspazio nostrano (puo' apparire contraddittorio introdurre concetti di territorialita' nella comunita' elettronica ma di fatto esistono) sembra piu' maturo, meno legato alla difesa di un tecnicismo estremo che non riflette sulle sue ricadute sociali. E' scritto nelle faq di questo meeting che sono ammessi solo "veri hackers" nel senso pero' di persone che hanno la volonta' di affrontare la vita senza delegare niente a nessuno ma cercando di vivere la propria esistenza in liberta' di scelta e di manovra. Rapportato al bizzarro mondo digitale significa NON avere atteggiamenti di sudditanza verso le tecnologie ma cercare di appropropriarsene anche condividendo risorse e conosenze con il resto della comunita', in questo caso elettronica.

Gli "hackers" nostrani hanno poi spesso dimostrato di avere un occhio di riguardo verso i movimenti di liberazione sociale (basti pensare ai numerosi netstrike=cortei_telematici oppure ai reiterati tentativi di alfabettizzazione telematica del popolo dei centri sociali registrati negli ultimi anni) dimostrando una convergenza di idee ed attiutdini fra chi e' convinto che sia naturale condividere liberamente risorse umane e tecniche in Rete e chi cerca faticosamente di costuire nuovi modelli di socialita' basati anch'essi su concetti di cooperazione anziche' di competizione.

Fatta questa premessa mi riesce meglio spiegare perche' ho avuto questa esigenza di proporre il seminario SAPERE IN RETE - sapere come autodifesa digitale - crittografia come difesa della riservatezza ma anche del copyright? - formazione in rete e telelavoro in Italia: stato dell'arte - scambio del sapere in rete ed al quale ho invitato a partecipare Net Diver come co-autore di post_aXion MUTANTE (frammenti e trame di autonomia digitale http://strano.net/mutante), Tommaso Tozzi per essere uno dei primi teorizzatori in Italia della cooperazione in Rete, Arturo di Corinto perche' e' un piacere leggere i suoi scritti ed ascoltare i suoi discorsi su questi argomenti, The Walrus e Zero BBS per il loro lavoro di alfabetizzazione sul difficile campo della crittografia, Stefano Lotti perche' di network, telelavoro e formazione ne sa ben donde, Anna Carola Freschi perche' e' stata una fra le poche persone che ho potuto sperimentare che ha avuto il coraggio di infrangere i rigidi e stereotipati meccansimi della didattica universitaria, Raf Valvola perche' e' LA persona che si occupa con meticolosa ostinazione di copyright in Italia.

Credo che sara' interessante ritrovarsi a scambiare qualche impressione con le persone che ho citato e con tutte le soggettivita' e i collettivi che avranno voglia di venire a dire la propria su come il sapere si rapporta con la Rete: come il sapere e' anche sinonimo di autodifesa perche' sapere o non sapere determinate procedure o meccansimi vuol dire andare incontro o meno a determinati inconvenienti; come la crittografia (paradossalmente auspicata da cypherpunks e difensori di un sempre meno difendibile copyright) e' un formidabile strumento di difesa della propria riservatezza ma anche come puo' diventare lo strumento per delimitare l'identita' ed il concetto di proprieta' in Rete; come la Rete puo' essere funzionale a nuove strutture lavorative e formative; come la Rete e' in primo luogo e attraverso numerose forme e strumenti un formidabile territorio in cui lo scambio di sapere non viene mercificato e ricondotto a dinamiche di privilegio o censo ma e' il bisogno di sapere un pretesto per comunicare ed arricchirsi vicendevolmente.